TY - JOUR AU - Parente, Rosaria PY - 2023/04/21 Y2 - 2024/03/28 TI - La megalografia nella Villa dei Misteri a Pompei JF - XY. Studi sulla rappresentazione dell’architettura e sull’uso dell’immagine nella scienza e nell’arte JA - XY VL - 6 IS - 11-12 SE - Articoli DO - 10.15168/xy.v6i11-12.2524 UR - https://teseo.unitn.it/xy-rivista/article/view/2524 SP - 108-119 AB - <p>La stanza del triclinio nella Villa dei Misteri in Pompei si caratterizza come un’enigmatica rappresentazione in un’ideale cornice architettonica. Nel ciclo pittorico, lo zoccolo a fondo nero, con ornamentazione geometrica, è il frutto di un restauro avvenuto all’epoca del III stile, mentre la parte alta delle pareti mostra l’originaria decorazione databile al II stile. Il ciclo pittorico è imperniato sull’evidente centralità della coppia Dioniso e Arianna; il riferimento a Dioniso è presente per l’iniziazione ai riti dionisiaci e Arianna è posta per evidenziare la preminenza della figura femminile. È singolare che molti secoli dopo, un trattatista del Cinquecento, Filarete, scriva che per realizzare una buona architettura o una città è necessario che ci sia una coppia: un padre, un principe illuminato, e una madre, l’architetto, che genera le idee del principe. La ricerca condotta presso la Villa dei Misteri è stata l’occasione per riflettere sul ruolo delle tecnologie che sono solo protesi del pensiero e del <em>logos, </em>generatrici del disegno dell’esistente o il disegno di ciò che non è stato ancora realizzato. Chiedersi nell’epoca che viviamo, connotata dall’utilizzo di tecnologie digitali avanzate nella formazione e nell’attività di ricerca degli architetti, dei designer, se sia possibile instaurare un nuovo paradigma che leghi l’osservatore all’oggetto, spesso orientato solo dalle librerie iconiche dei<em> software</em>, trova nell’esperienza condotta sulla Stanza dei Misteri, la riconferma dell’autorevolezza del pensiero che non può spezzare il legame imprescindibile che lega colui che disegna con l’oggetto. Come sappiamo i manufatti o il paesaggio sono muti: parlano attraverso chi osserva trasferendo alla mano la responsabilità di esprimere ciò che la mente genera.</p> ER -