Immaginare un’area culturale delle immagini visive
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v1i1.12Abstract
La ripresa delle pubblicazioni della rivista «XY», nell’ambito di un progetto editoriale interessante e intelligente, adeguato ai tempi, che riguarda anche la collana I libri di XY, è evento importante. Affinché la rivista possa riprendere in breve tempo il suo prestigioso posto nel panorama delle pubblicazioni scientifiche dell’area scientifico disciplinare, e non solo, è innanzitutto il caso di chiedersi perché vi è stata una lunga stasi, durata tre lustri. Il motivo principale è forse nel ruolo che la rivista si proponeva di svolgere – luogo di riflessione critica e ampia, non solo sulla rappresentazione dell’architettura ma anche sull’impiego delle immagini nella scienza e nell’arte – per il quale la costituenda comunità scientifica italiana della rappresentazione grafica non era ancora pronta. Addirittura da alcuni «XY» era ritenuta una sorta di provocazione, in qualche modo eretica, per effetto di un’apertura culturale che esaltava la multidisciplinarità, nell’unitarietà e la ricomposizione dei saperi, il dubbio e la discussione, laddove si cercavano invece soprattutto identità disciplinare, attraverso certezze e ortodossia. La rivista veicolava idee, non solo disegni di architettura; stimolava riflessioni teoriche, non solo miglioramento e acquisizione di procedure operative concrete. Per tale motivo fu forse la sola realtà italiana in qualche modo partecipe al dibattito su temi e obiettivi dell’area scientifico disciplinare della rappresentazione grafica che, a cavallo tra la fine del millennio scorso e l’inizio di quello successivo, si sviluppò a livello internazionale, soprattutto nei convegni delle società scientifiche dell’area, investite dalla rivoluzione infografica che sconvolse la fine del secolo scorso. Occorre poi chiedersi se, passata la rivoluzione, vi sono oggi le condizioni per creare un luogo di confronto culturale costante, nell’ambito della nascente area dell’elaborazione delle immagini visive, non solo per l’architettura, la scienza e l’arte.
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