Segni e simboli tra grafica e matematica
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v2i3.64Abstract
Oggi, nell’immaginario collettivo, la matematica presenta aspetti repulsivi ma, contrariamente al passato, anche aspetti di grande fascino. Questi ultimi sono quasi esclusivamente di pertinenza della geometria e spaziano dalle recenti strutture frattali agli antichi poliedri. I poliedri hanno attratto nei secoli un consistente numero di artisti, da Leonardo a Dürer, a Escher e a Saffaro, con incursioni anche in dimensioni superiori come saltuariamente fece Salvador Dalì. Non a caso Apollinaire sosteneva che la geometria è per le arti plastiche quello che è la grammatica per l’arte dello scrittore. Per quanto riguarda gli aspetti repulsivi, la palma spetta senza alcun dubbio alla simbologia matematica. Eppure proprio tali simboli costituiscono la grammatica per l’arte del matematico. E in realtà molto di più, dal momento che i grandissimi progressi che negli ultimi secoli hanno caratterizzato questa branca del sapere sarebbero stati del tutto impensabili senza l’ausilio di una simbologia logica, compatta e suggestiva. Il fascino di questo apparentemente criptico alfabeto risiede in gran parte nella sua storia, assai più recente di quanto si immagini, e nelle vicende che ne hanno accompagnato l’affermazione, grazie soprattutto alla frequente ispirazione a forme iconiche che ne rendessero più immediata la comprensione. Nasce da tali considerazioni il parallelo tra esempi grafici e matematici letti con le medesime chiavi, visti nella continua alternanza tra linguaggi iconici e simbolici e nella possibilità di contaminazioni, che rendono gli elementi iconici veri e propri simboli.