I borghi montani italiani del Wisconsin. Hillbrows and Hilltowns di Robert Venturi
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v9i15.3111Parole chiave:
borghi montani, Frank Lloyd Wright, Robert VenturiAbstract
Hillbrows and Hilltowns (Venturi 1955, manoscritto inedito 225.XI.108, Venturi Scott Brown Collection, Architectural Archives, University of Pennsylvania) è il titolo del testo in cui Robert Venturi raccoglie le sue più profonde e spontanee riflessioni sul rapporto architettura-paesaggio, e nello specifico sul modo in cui piccoli borghi rurali punteggiano il paesaggio montano degli Appennini del Centro Italia. Scritto nel 1955, e da allora rimasto totalmente inedito, il breve saggio viene presentato per la prima volta con il duplice intento di portare l’attenzione tanto sulle radici teoriche del pensiero venturiano, quanto sulle necessarie pratiche di re-immaginazione del paesaggio montano italiano nella società contemporanea. L’ambizioso saggio dall’architetto italo-americano nasce dalle numerose esperienze collezionate a partire dal suo primo viaggio in Italia nel 1948, e proseguite negli anni di permanenza come fellow presso l’American Academy in Rome tra il 1954 e il 1956. La volontà di esplorare i più remoti borghi rurali italiani si intreccia in una duplice valenza identitaria per Venturi; infatti, se da un lato egli si reca nel piccolo paese di Atessa (Abruzzo) per esplorare il luogo natio di suo padre Roberto, dall’altro le armoniose visioni che queste architetture arroccate su cucuzzoli offrono di sé stesse lo suggestionano a tal punto da spingerlo ad una profonda analisi introspettiva circa l’identità dell’architettura americana. Nel testo Hillbrows and Hilltowns Venturi prova a rispondere alla difficile domanda: cosa è autentico? Quale architettura è autenticamente parte e espressione di una cultura, e in che modo questa può sopravvivere nel tempo senza interrompere il legame di reciprocità tra natura e architettura? Venturi porta a suo sostegno le opere realizzate da Frank L. Wright a Taliesin, costruendo un’interessantissima analogia tra un intero borgo medievale italiano e un’abitazione di nuova costruzione nel paesaggio americano in cui sembrano riecheggiare le parole dell’Alberti: «la città è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola città» (Alberti 1450, 1966).

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