Ticontre. Teoria Testo Traduzione
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<p>La rivista <em>Ticontre. Teoria Testo Traduzione</em> (ISSN 2284-4473) nasce dall’esigenza di fornire una piattaforma di discussione aperta, che proponga una riflessione sul testo letterario allo stesso tempo innovativa e attenta agli elementi che compongono il centro delle tradizioni critiche dell’area europea e americana.</p>Università degli Studi di Trentoit-ITTicontre. Teoria Testo Traduzione2284-4473We Want Royalties! Balzac, Dickens, Manzoni e il diritto d'autore
https://teseo.unitn.it/ticontre/article/view/2807
<p>L’articolo vuole descrivere un frammento di storia della letteratura legata al diritto d’autore, questione oggi di nuovo all’ordine del giorno dopo l’arrivo del digitale, che ha sollevato ulteriori aspetti e considerazioni. È nel corso del XIX secolo che cominciano ad emergere i concetti di “autore” (inteso come pro-prietario dell’opera) e di “diritto d’autore”, che vengono discussi anche in ambito giuridico. Essenziale è l’intervento di alcuni grandi intellettuali del periodo, tra i quali Charles Dickens, Honoré de Balzac e Alessandro Manzoni, che tengono viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione attraverso articoli di giornale e paragrafi in romanzi dedicati ad analisi del mercato letterario e alla piaga della contraffazione.</p>Silvia Baroni
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2024-07-312024-07-3121730Lovecraft lettore di Houellebecq?
https://teseo.unitn.it/ticontre/article/view/2771
<div> <p class="Abstractarticolo">Questo articolo prende in esame il saggio <em>H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita </em>di Michel Houellebecq. Attraverso un confronto con le fonti sullo scrittore statunitense, l’articolo mostra come ci sia stata, da parte di Houellebecq, una deliberata forzatura di alcuni elementi della biografia di Lovecraft in modo da fare di quest’ultimo insieme un personaggio simile a quelli che popolano la prima narrativa dello scrittore francese, e un modello di stile.</p> </div>Marco Malvestio
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2024-07-312024-07-31213150Il paradosso della coscienza: oblio e consapevolezza in The Suffering Channel di David Foster Wallace
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<p class="Abstractarticolo">A partire dalla ricostruzione del contesto letterario e dei presupposti teorici che da esso scaturiscono, l’articolo si propone di analizzare il “paradosso della coscienza” in <em>The Suffering Channel</em> di David Foster Wallace. Si tratta di un circolo vizioso secondo cui l’esasperazione dell’autocoscienza conduce al suo opposto semantico, all’oblio inteso nel duplice senso di “unawareness” (che indica uno stato di “inconsapevolezza”) e “heedlessness” (che designa un atteggiamento di indifferenza e disattenzione). Del narcisismo, che aliena i personaggi dall’ambiente intersoggettivo e rende autoreferenziale e velleitario ogni tentativo di comunicazione, i meccanismi relazionali della <em>performance</em> identitaria e della manipolazione dialogica offrono la rappresentazione linguistica. La logica paradossale dell’oblio è inoltre sistematicamente configurata entro una “retorica della reticenza”, per cui i fatti cruciali della storia vengono evocati soltanto indirettamente, attraverso ellissi ed allusioni che, determinando la lacunosità della narrazione, rispecchiano la lacunosità della coscienza. Tramite l’analisi testuale, l’articolo analizzerà quindi il concetto di “oblio” inteso come costante tematica e costante stilistica.</p>Maria Chiara Litterio
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2024-07-312024-07-31215174Presupposti teorici e funzioni testuali della pedofilia nella narrativa di Walter Siti
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<p class="Abstractarticolo">L’articolo riflette sulla presenza di soggetti pedofili e scene di abuso sessuale su minore nelle opere di Walter Siti. Facendo riferimento al principio della surdeterminazione più volte enunciato dallo scrittore, viene indagata la funzione testuale che assumono di volta in volta queste rappresentazioni. La scelta di parlare in modo non convenzionale di pedofilia e abuso viene inquadrata nella concezione del realismo di Siti, di cui viene problematizzata la valenza etica.</p>Tommaso Dal Monte
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2024-07-312024-07-31217593Per una poetica della traduzione in Edouard Glissant
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<p>Questo lavoro ripercorre le tracce delle riflessioni di Édouard Glissant (Sainte-Marie, 1928-Parigi, 2011) sulla traduzione letteraria, disseminate all’interno della sua opera saggistica. Il processo traduttivo, considerato da Glissant come vera e propria arte, diventa applicazione del pensiero e della Poetica della Relazione. Declinata in questo senso, la traduzione si configura come processo di creolizzazione, altro termine caro all’autore. In virtù della sua capacità di giocare con la diversità, linguistica e culturale, la distinzione tra <em>langue</em> e <em>langage</em>, la promozione del multilinguismo, il diritto all’opacità e l’imprevedibilità nel testo d’arrivo saranno oggetto di questa analisi.</p>Sara Aggazio
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2024-07-312024-07-312197115La lettura bilingue della poesia autotradotta
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<p class="Abstractarticolo"><span lang="IT">Quest’articolo parte dall’ipotesi che la lettura bilingue della poesia autotradotta offra una nuova chiave di lettura, diversa sia dalla lettura monolingue, sia da quella bilingue della traduzione. Lo studio è un’indagine di questa chiave, così come appare nella lettura della poesia di Gentiana Minga (n. 1971), autrice di origine albanese attiva in Italia dagli anni ‘90. Attraverso la lettura della sua ultima raccolta di poesie, un’edizione bilingue scritta in italiano e in parte autotradotta in albanese, pubblicata da Terra d’ulivi edizioni nel 2021, questo studio si propone di dimostrare che la versione autotradotta in un’edizione bilingue non viene letta come traduzione, ma come parte di un unico testo multilingue. </span></p> <p> </p> <p> </p>Entela Tabaku Sörman
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2024-07-312024-07-3121117133Lingua madre e regressione.
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<p lang="it-IT" align="JUSTIFY"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span style="font-size: small;">A partire dal 2004 la critica di area anglofona sembra tornata ad un confronto con la complessa eredità poetica di Anne Sexton (1928-1974). Il presente saggio <span lang="it-IT">si pone l'obiettivo di seguire questa direttrice critica per offrire un profilo biografico e letterario della poeta, indagando la valenza dell'Io poetico e le implicazioni riconducibili alla definizione di </span><span lang="it-IT"><em>confessional</em></span><span lang="it-IT"> e di autobiografico, e verificare </span><span lang="it-IT">se si possa utilizzare la categoria lacaniana di </span><span lang="it-IT"><em>lalangue</em></span><span lang="it-IT"> e quella di Julia Kristeva</span><span style="font-family: Simoncini Garamond Std, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"> sul “semiotico” per analizzare i testi di Sexton. </span></span></span><span style="font-family: Simoncini Garamond Std, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT">L’emergere del semiotico nei testi di Sexton pare evidente nei temi legati all'infanzia, ma anche nella capacità di innestare il rapporto con il materno e la metafora autobiografica della bambina in precise strategie linguistiche formali: attraverso l’analisi del ritmo e l’oralità, la sintassi e il lessico, emerge un lavoro con il linguaggio – qui per l’appunto ri-nominato come “lingua madre” – che fa uso di una tecnica prosodica fatta di iterazioni, ritmi cantilenanti, espressioni infantili che rievocano non a caso le strutture elementari della </span></span></span><span style="font-family: Simoncini Garamond Std, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><em>baby talk</em></span></span></span><span style="font-family: Simoncini Garamond Std, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"> e della </span></span></span><span style="font-family: Simoncini Garamond Std, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="it-IT"><em>nursery rhymes.</em></span></span></span></span></span></span></p>Cristina Gamberi
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2024-07-312024-07-3121137158Traduzioni al quadrato
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<p>Nelle scritture plurilingue di tanta letteratura contemporanea, Rebecca Walkowitz (2015) ha riconosciuto un radicamento in sotterranee pratiche traduttive. Nei romanzi «born-translated» gli autori intraprendono, così Walkowitz, un processo di <em>svelamento</em> dell’atto traduttivo («unforgetting translation»), inteso come orizzonte sempre presente nel processo di creazione letteraria, sia in termini di potenziale traducibilità del testo in altre lingue – e dunque di inserimento in altri mercati letterari –, sia come elemento strutturante della loro configurazione estetica. Del resto, la scrittura plurilingue non è da intendersi come la presenza di più lingue all’interno di uno spazio testuale (Wolf 2013), quanto piuttosto come un principio culturale che sfida i confini tra le lingue e che, così facendo, contrasta l’ideologia del monolinguismo, ossia uno dei perni su cui si fondano le istituzioni sociopolitiche occidentali (Dembeck 2017, Yildiz 2012). In ultima analisi, esse si configurano come scritture sovversive che rifiutano concezioni reazionarie e nazionalistiche delle identità culturali, collettive e individuali (Yildiz 2012). Obiettivo del contributo è l’esplorazione delle difficoltà e sfide che emergono quando un testo plurilingue e «born-translated» viene immesso in un nuovo mercato editoriale, trasformandosi, dunque, in una <em>traduzione al quadrato</em>. Al fine di esplorare questo interrogativo, vengono analizzate le edizioni italiane della raccolta di racconti <em>Mutterzunge</em> (1990), apparso come <em>La lingua di mia madre </em>(2007) nella traduzione di Silvia Palermo, e del romanzo <em>Die Brücke vom goldenen Horn </em>(1998)<em>, </em>tradotto come <em>Il ponte del Corno d’oro </em>(2010) da Umberto Gandini. Attraverso la lente teorica della sociologia della traduzione, l’analisi della resa delle strategie plurilingue e di <em>literal translation </em>di Özdamar verrà contestualizzata in una riflessione più ampia non solo intorno all’ immissione di questa nuova scrittrice nel panorama editoriale italiano, ma, soprattutto, intorno alle potenzialità e ai limiti del repertorio letterario italiano del plurilinguismo contemporaneo italiano.</p>Beatrice Occhini
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2024-07-312024-07-3121159182"What I Believe" di Edward Morgan Forster tra ironia e disincanto
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<p>Il contributo propone la prima traduzione italiana del saggio <em>What I Believe</em> (1939) di Edward Morgan Forster. L’autore, dinanzi alla minaccia della seconda guerra mondiale, sintetizza il proprio ideale di civiltà e umanità, proponendo la difesa dei valori liberali dalle insidie del totalitarismo. La traduzione è accompagnata da una nota introduttiva, in cui si analizza il saggio nel quadro dell’impegno pubblico di Forster come intellettuale e si discutono le strategie traduttive impiegate.</p>Laura Chiara Spinelli
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2024-07-312024-07-3121183206