Paesaggi invisibili. Arte, scienza e verità nelle immagini astronomiche contemporanee
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v2i4.47Abstract
Le fotografie diffuse dalle agenzie spaziali negli ultimi decenni hanno formato l’immaginario contemporaneo del cosmo. Nonostante la luminosità, i colori brillanti, il respiro compositivo e il contenuto tecnologico suggeriscano in esse l’idea di un dato obiettivo, di una verità evidente, spesso queste immagini ritraggono realtà che esulano dal campo del visibile, la cui traduzione visiva ha un valore scientifico dibattuto ed è orientata alla messa in scena di fenomeni che rimangono in gran parte inaccessibili al pubblico. Il confronto tra i dati grezzi provenienti dai telescopi e questi suggestivi “dipinti digitali” rende evidenti gli stretti legami con la storia della pittura e della fotografia e con la tradizione del panorama come forma di spettacolarizzazione della natura, rimettendo in discussione il tradizionale rapporto tra realtà, visione e paesaggio. Queste questioni hanno stimolato un dibattito che ha coinvolto, oltre che scienziati, storici dell’arte e studiosi di cultura visiva. Studi specifici hanno evidenziato connessioni con l’estetica del sublime (Kessler 2012), riflettuto sulla veridicità di queste fotografie come modalità rappresentativa (Elkins 2008), indagato i rapporti che intrattengono con arte e scienza (Kemp 2006). Sulla scorta della letteratura esistente, lo studio prende in esame queste controverse rappresentazioni dello spazio più lontano con il proposito di: interrogarsi sulla natura di tali immagini e sulle ragioni dell’apparente senso di familiarità che comunicano; evidenziare alcuni legami con la tradizione pittorica europea e indagare le connessioni con il sublime e il pittoresco, anche in relazione alle loro espressioni contemporanee; proporre alcune riflessioni sulle modalità e le finalità di realizzazione di questi “paesaggi invisibili” e sul loro ruolo nella cultura visiva contemporanea.