«Per dispetto ballerò»

Autori

  • Cristina Ghirardini Università di Trento

Abstract

L’avvento del digitale, più ancora che della stampa, ci porta a delegare la memoria a supporti e ausili esterni al corpo, più di quanto l’umano abbia fatto precedentemente. È sempre più difficile infatti che racconti, canti o frammenti poetici si trasmettano tra generazioni attraverso l’uso esclusivo dell’udito e della voce.

Il tempo attuale tuttavia ci permette di ascoltare registrazioni di canti, filastrocche e ninne nanne raccolte quando ancora la trasmissione orale era un mezzo di conservazione della memoria. In alcune di queste è possibile riscontrare, dopo un lungo processo di sedimentazione nella lingua, alcuni frammenti di poesia rintracciabili in manoscritti tardo-medievali. Quando questi frammenti si fossilizzano nei repertori infantili, può accadere che perdono la loro linearità di senso per essere ricombinati in testi nonsense, spesso cantati su motivi che Francesco Balilla Pratella chiamava “circolari”, cioè brevi melodie che si ripetono per ogni verso con varianti minime. Questo fenomeno è paragonabile alla “discesa” dal rito al gioco di oggetti e pratiche già indagata da antropologi e filosofi. 

Il presente contributo intende elaborare alcune prime considerazioni sulle corrispondenze tra i versi di una “canzone di malmaritata” dal manoscritto A.I.4 della Biblioteca Comunale di Mantova (redatto entro i primi anni del XVI secolo) e alcune ninne nanne e filastrocche infantili su motivi circolari registrate in Romagna negli anni Settanta da Giuseppe Bellosi.

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Pubblicato

2025-06-18

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