S.T. Coleridge: eros demoniaco e processo iracondo. Per l'interpretazione tipologica di Christabel
Mots-clés :
Coleridge-Christabel-Romaticismo-Résumé
Struttura del saggio e titolo dei paragrafi:
- Preliminari
Informazioni essenziali su Christabel, poemetto ‘demoniaco’ di Coleridge pubblicato nel 1816; note di metrica (la ricezione di Poe vs la ricezione di Walter Scott); breve sinossi del testo.
- Il contesto ideativo: dinamica degli opposti, centrum e grande codice
Muovendo da uno spunto di Holmes (1989), per cui Christabel sarebbe il testo coleridgiano di cui più arduo risulta ripercorrere il percorso ideativo, si delinea il dialogo che Coleridge istituisce con varie figure (Blake, Schelling, Goethe, Burke, Priestley ecc.) con riferimento al nesso tra energia e male, problematica centrale nel poemetto e nell’intero romanticismo. Particolare attenzione è dedicata alla discussione, da parte di Coleridge, dell’idea schellighiana di centrum quale fondo oscuro semi-conscio dell’essere, alla teoria di Coleridge per cui gli estremi filosofici sono destinati a integrarsi (idea della ‘protesi’) e all’interpretazione radicale-rivoluzionaria che il primo Coleridge – unitariano, necessitariano, politicamente radicale – propone della Bibbia, dell’idea di male e della figura di Caino, embodied nel poemetto da Geraldine, antagonista e doppio dell’eroina eponima.
- La stirpe del leone e la stirpe della rabbia: note di onomastica e di ermeneutica tipologica
Il paragrafo esplora i legami di Coleridge con la tradizione fiabesca medievale, in particolare di ascendenza melusina (l’etichetta deriva dal Roman de Mélusine di Jean d’Arras, fine XIV sec.), quali emergono marcatamente in Christabel. Tali connessioni sono state intuite ma non studiate da alcuni critici, che rilevano una generica vicinanza fra la donna serpente delle fiabe e il personaggio di Coleridge (Lokke 2005), oppure analizzano il motivo melusino limitatamente a problematiche di gender (Delong 2012). La struttura narrativa delle fiabe melusine è invece centrale per l’interpretazione del poemetto di Coleridge, sia per quanto attiene alla serie delle funzioni (incontro, nozze, divieto ecc.), sia per quanto riguarda la topica simbolica (motivo della sposa soprannaturale ecc.). Lo studio dei personaggi procede dalla caratterizzazione onomastica, che è stato approfondito dai critici in chiave fontistica ma non ermeneutica (già Nethercot 1962), oppure condotto solo parzialmente e in modo non sistematico (soprattutto Berger, 1971, Peterfreund 1988). Nel presente saggio, proponendo nuove interpretazioni dei designatori onomastici delle principali figure del poemetto, si ridefinisce la semantica connotativa alla luce del codice cristiano-cavalleresco e in base alle isotopie della rabbia e dell’eros demoniaco.
La specificifità ‘demoniaca’ dei tipi coleridgiani (la donna serpente, la strega affascinante, il demone grottesco) è discussa in relazione alle coeve teorie espresse sul meraviglioso e il soprannaturale da Chateaubriand, che, nel Genie du Christianisme (scritto in Inghilterra e pubblicato in Francia nel 1802), inserisce tale tipologia in un più ampio discorso sull’‘energia del male’.
- La logica protesica: ossimori, duplicità, contaminazioni
Muovendo da un confronto fra l’incipit di Christabel e un passo del Monk di Lewis, probabile ipotesto del poemetto di Coleridge, se ne studiano le componenti gotiche. Si evidenzia inoltre come il poemetto, secondo il principio retorico medievale della scala intensificante (Zumhtor 1995), organizzi gli spazi narrativi secondo i principi del fiabesco e del gotico in quanto tappe di avvicinamento alla dimensione del sogno, inteso, quest’ultimo, quale inveramento del Luogo Meraviglioso delle fiabe melusine e dell’immaginario romantico. La stilistica ossimorica del testo, documentata e commentata tramite prelievi ed esempi, promuove l’ambiguità e contamina la fisionomia assiologica dei personaggi. Si tratteggia la retorica dell’erasure (McHale 2005) come strategia di disnarrazione e rimozione del male.
- Processo iracondo e trasposizione romantica
Manca uno studio accurato delle sfumature timiche assunte dalla rabbia in Christabel. Il saggio più saggio che affronta sistematicamente l’anger nel romanticismo (Stauffer 2005) trascura ad esempio questo poemetto, nel quale invece l’ira genitoriale è il tema dell’ultima sezione ed il nesso esplicito con la Part II del testo. In Christabel trovano espressione tre diversi tipi di rabbia o passioni parasinonimiche: la collera suscitata in Leoline da Roland, ovvero, in termini aristotelici, l’ira del chalepos, colui che si adonta per le ragioni sbagliate e permane irato per troppo tempo; l’ira apparentemente giusta, saeva indignatio, di Leoline nei confronti dei guerrieri che hanno usato violenza nei confronti di Geraldine; la collera di Leoline nei confronti di Christabel, tipica dell’orgilos. Leoline, in quanto personaggio iracondo, è interpretato, alla luce del soprannaturale di trasposizione (Orlando 2017), quale rappresentante dell’ancien regime dell’Europa pre-rivoluzionaria moderna.
- Specularità e ricursività: duplice interpretazione del fare
La struttura del testo riproduce lo schema della simploche: Parte I-conclusione, Parte II-conclusione. Struttura alla quale sostanzialmente corrisponde l’altrettanto speculare alternanza tra il carattere drammatico-narrativo delle Parts (dialogismo io-tu, narrazione in terza persona di eventi e azioni) e la micrografia delle Conclusions (monologismo lirico, assenza di dialoghi, focus su un singolo episodio o tema: rispettivamente il confronto fra la Christabel prima del sortilegio e la Christabel post-incantesimo nella conclusione I; le riflessioni del locutore-autore su ira e indulgenza genitoriale nella conclusione II). Questi e altri elementi formali (anadiplosi, envelopes ecc.) caratterizzano la struttura a specchio del testo, contrapposta alla retorica serpentina (cfr. Coleridge, Biographia Literaria) che pure lo innerva. Di qui l’intrecciarsi di fenomeni di ricursività stilistica (funzionali all’aspetto ipnotico-incantatorio del poemetto), con fenomeni di dualità speculare (figura delle contrapposizioni timico-assiologiche fra i personaggi del poemetto: Geraldine vs Christabel, Roland vs Leoline).
L’idea del ‘fare’ su cui si chiude il testo, con richiamo al concetto fondamentale dell’energia, è inquadrata nella duplice ottica dell’autocreazione romantica (riconoscimento in positivo dell’energia del male, transvalutazione della rabbia) e, d’altra parte, dell’ethos comune quale comportamento espressivo privo di produttività sociale e resistenza da superare per lo streben coleridgiano.