A nulle immersion: Klimt a Parigi
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v3i6.118Abstract
Nel 1940 Luciano Emmer (che è nato 100 anni fa, nel 1918) iniziava la sua carriera di autore cinematografico realizzando una serie di documentari d’arte sull’arte. In particolare uno dei documentari che originarono molte obiezioni e discussioni fu Racconto di un affresco sul ciclo di affreschi di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova. La prima versione fu realizzata nel 1938, una seconda nel 1946 . Emmer si era permesso di “far muovere” gli angeli attorno alla croce di Cristo utilizzando le stesse immagini di Giotto e usando la tecnica dell’animazione a passo uno. Aveva inserito il movimento, il passaggio del tempo in modo esplicito in un’opera d’arte intoccabile. Ripete poi la stessa operazione con alcuni disegni di Leonardo da Vinci e con il documentario vinse il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia. Da allora sono passati molti anni e i documentari su artisti e le loro opere sono divenuti molto popolari. Le opere vengono analizzate nei minimi dettagli, con la macchina da presa si entra dentro l’opera, il quadro e il dipinto diventano tridimensionali e le azioni che vi si svolgono diventano animate. Anche le mostre d’arte stanno mutando, il pubblico va divertito, deve poter giocare in una sorta di perenne videogame con le opere degli artisti. Era abbastanza naturale che tutto questo portasse ad un nuovo tipo di esposizioni che probabilmente non si chiameranno più mostre ma “esperienze”, qualsiasi sia il significato di questa parola.