Dalla relatività del concetto di azione alla relatività della giustizia amministrativa
DOI:
https://doi.org/10.15168/adp.2025.2.3717Parole chiave:
Processo amministrativo, Giustizia amministrativa, Concezione oggettivistica o soggettivistica del processo, Azione, Interesse legittimo, Poteri officiosi del giudiceAbstract
Il lavoro intende ripartire dal dilemma sulla funzione oggettiva o soggettiva del processo amministrativo, evidenziando come la prospettiva relativistica prospettata da Calamandrei incontri degli “assoluti” rappresentati dai principi costituzionali che impongono la finalizzazione della funzione giurisdizionale alla tutela delle situazioni giuridiche individuali. A fronte di alcune resistenze a conformare pienamente il processo amministrativo al modello costituzionale (che sono rappresentate simbolicamente dall’espressione “giustizia amministrativa” e che si manifestano in alcuni residui oggettivistici diffusi nella prassi giurisprudenziale e nelle ricostruzioni dottrinarie), si suggerisce di valorizzare il carattere bidirezionale del principio di strumentalità del processo al diritto sostanziale. La consapevolezza che le situazioni soggettive nel rapporto con la pubblica amministrazione sono protette nei limiti in cui esse sono riconosciute dall’ordinamento (variabili in dipendenza della disciplina sostanziale del potere), consente di tenere in adeguata considerazione le specificità del diritto amministrativo senza con questo piegare il processo alla tutela dell’interesse pubblico o del mero interesse alla legalità oggettiva. In questa prospettiva, anche i poteri officiosi del giudice amministrativo appaiono preordinati alla garanzia della parità processuale delle parti e possono trovare ambientazione all’interno di un modello generale di processo che mantiene carattere soggettivo.
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