Lo scorrere del tempo
Seneca e la brevità della vita
Abstract
Il De brevitate vitae di Seneca tocca molteplici nuclei tematici della filosofia stoica. Infatti, il filosofo, in questo testo e nelle lettere a Lucilio, sottolinea il rapporto tra saggezza e tempo: il sapiens è presentato come colui che sa trasformare il valore temporale da quantitativo a qualitativo. L’opera senechiana è, quindi, un’esortazione alla saggezza, all’atarassia del saggio, in contrapposizione agli occupati, che, indaffarati, non percepiscono lo scorrere del tempo e l’avvicinarsi della morte. Infatti, da una prospettiva stoica, la vita è resa breve dagli uomini: gli occupati vivono come se potessero vivere per sempre, trattando il tempo come un “niente”. L’articolo ha, quindi, l’obiettivo di entrare all’interno della visione stoica del tempo, della sua inafferrabilità, a partire dall’analisi della visione della vita divisa in passato, presente e futuro. Infatti, è da questa divisione che emerge l’instabilità della realtà e dell’esistenza umana, il continuo scorrere del tempo che solo il saggio filosofo sa cogliere.
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