Un tempo assoluto in piena contingenza. Un parallelo fra Mandel’štam e Celan e i “poeti nuovi” di «Niebo» e de La parola innamorata
Abstract
La rivista Niebo (1977-1980), fondata da Milo De Angelis, e l’antologia La parola innamorata (1978), esperienze per certi versi simili per quanto caratterizzate da accenti differenti, si presentano nel panorama degli anni ’70 come una risposta alla poesia degli anni ’60. I punti di riferimento per questi “poeti nuovi” non sono solamene italiani, ma sono legati ad un orizzonte europeo.
Fra gli altri troviamo Osip Mandel’štam e Paul Celan (che del russo farà uno dei suoi più saldi riferimenti poetici). Il presente saggio vuole condurre un confronto fra la poesia (e la saggistica) di Osip Mandel’štam, mediata in alcuni casi dall’esperienza di Celan, e la poesia di quanti si radunano attorno a «Niebo» e a La parola innamorata (arrivando tangenzialmente al De Angelis di Somiglianze), evidenziando possibili influenze dirette, consonanze e parallelismi “inconsapevoli” e tuttavia illuminanti in un’ottica ermeneutica. Stabilita questa polarità infatti, troviamo che in entrambi i casi la poesia tende al raggiungimento di un tempo assoluto, sintetico, nel quale presente e passato, realtà, storia e mito si congiungono inestricabilmente e sono catturati ed espressi dalla parola poetica. Ma anche l’insistenza sull’amore come scaturigine ed energia del discorso poetico, sulla gratuità come connotato fondamentale dello stesso, unita ad una certa valorizzazione del dato primigenio e primitivo in poesia costituiscono elementi di contiguità e consonanza. Non da ultimo, l’idea di una parola poetica svincolata dal pensiero critico, che non necessita di analisi ma il cui scopo è semplicemente “mostrarsi” e il cui significato promana direttamente dalla forma stessa.