Tra il «pedale» e il «pendolo»: il ritmo nei romanzi in versi italiani dagli anni Ottanta a oggi
Abstract
Un romanzo in versi contemporaneo, in Italia, si presenta spesso come una zona franca tra i generi con cui si rivendicano al verso alcune possibilità espressive oggi considerate dominio quasi esclusivo della prosa. I poeti, infatti, attraverso questa forma ibrida, tentano di realizzare un discorso narrativo e riflessivo sul mondo e/o su se stessi nel segno della durata e dell’argomentazione. Date queste premesse, appare sempre più necessario uno studio della prosodia di queste opere, al fine di mettere in luce le strategie con cui gli autori affrontano il difficile confine tra prosa e poesia, lirica e romanzo.
Con il presente studio si vuole analizzare il ritmo di alcuni dei romanzi in versi più importanti pubblicati in Italia dal 1980 ad oggi. Con ritmo si intende, in questa sede, un complesso sistema di rapporti tra sintassi, prosodia della lingua e strutture retoriche impiegato dagli autori per produrre un discorso libero, soggettivo e referenziale. A partire specialmente dagli anni Ottanta – che rappresentano un momento di svolta nella poesia italiana – gli autori sembrano prediligere un ritmo fluido e dinamico, sostenuto però da alcune strutture più marcate e/o connotate visivamente anche allo scopo di sostenere la dizione da un rischio di caduta nella prosa. Partendo da due soluzioni adottate da Pagliarani e Bertolucci (rispettivamente il «pedale» e il «pendolo»), e passando attraverso gli ultimi due decenni del Novecento e i primi anni del Duemila, si offrirà una panoramica delle principali strategie prosodiche messe in atto nei romanzi in versi italiani.