Elisabetta I come Cinzia
Una regina e il suo oceano
Abstract
La sconfitta della flotta spagnola nelle acque della Manica nel 1588 trasformò una donna sola e fragile in una delle figure più rilevanti della storia europea di fine XVI secolo: Elisabetta I Tudor divenne per i suoi sudditi una creatura semidivina che il mito, accostandola alle divinità lunari Diana e Cinzia, avrebbe consegnato alla Storia come Semper Eadem.
Pur essendo evidente già nei primi tempi del suo regno, l’identificazione della sovrana con Cinzia, la dea che governa i mari e i corsi d’acqua, si fa ancora più evidente dopo il 1588, quando si assiste ad una fioritura di testi che esaltano Elisabetta I come la dea lunare per eccellenza.
Sempre in quegli anni di fine XVI secolo, Sir Walter Ralegh compone The Poems to Cynthia: letterato, cortigiano e uomo di mare, Ralegh dedicherà il suo amore ad Elisabetta come Cinzia, signora dei mari. Il legame tra Elisabetta e l’oceano è soprattutto evidente in Last Book of the Ocean to Cynthia, un poemetto incompiuto in cui il poeta, caduto in disgrazia, riunisce sotto il nome di Cinzia, la donna e la regina, l’amante e la dea, trasformando così Elisabetta in dea e imperatrice dei mari.
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