Alfabeto degli “spazi-tra”. Analogie e mutamenti dei luoghi in between
DOI:
https://doi.org/10.15168/xy.v8i14.3243Parole chiave:
archetipi, eidotipi urbani, morfologia urbanaAbstract
L’analisi urbana di tessuti fortemente storicizzati non sempre risulta di immediata lettura, soprattutto nel momento in cui si cerca una dimensione spaziale rarefatta e poco connotata da essere difficilmente definibile come quella degli in between places. Lo spazio in between – tra le cose – è il luogo delle connessioni, in cui il fuoco dell’indagine si sposta sulle relazioni che trascendono l’architettura materica, pur lasciandone intendere implicitamente la sua esistenza. Nell’atto dell’investigare sopra questo tema diviene, pertanto, necessario fare ricorso alla letteratura che anche solo marginalmente ha fatto riferimento a questo campo di indagine. Cosicché risulta evidente imbattersi in una casistica cospicua di definizioni che provano a connotare, sebbene definendolo con accezioni diverse, uno stesso concetto. Un concetto ambiguo, effimero, immateriale. L’obiettivo che la ricerca in oggetto si propone è dunque quello di rintracciare l’elemento “infra” quale parte costituente di un tessuto complesso e parte componente attraverso la quale «fabbrichiamo l’immagine della realtà» (Wittgenstein 1967: 177). Elemento non certo come dato semplice o semplificato, ma come momento elementare, e quindi nodo nel quale si condensa la massima complessità. Le considerazioni rispetto a fenomeni urbani di questo tipo permettono di includere all’interno della città questi nuovi territori contemporanei che, rifiutando tali meccanismi dicotomici, lavorano sugli aspetti e su organismi unificanti e quindi sulle aree di relazione, che trovano proprio negli in between della città il proprio sedime fertile. La ricerca, partendo dalla rilettura del rilievo di due città che si affacciano sul Mediterraneo, si avvale di operazioni di decostruzione, elencazione, accostamento, al fine di definire nuovi repertori di lettura della città, partendo dagli in between, intesi come luoghi che si oppongono ad una cultura dominante di “architettura piena”, ossia la predominanza dell’ambiente costruito rispetto all’incidenza delle interruzioni.
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