Montagne Cyborg. Metamorfosi post-belliche e post-minerarie nei luoghi di confine tra Trentino-Alto Adige e Sardegna

Autori

  • Sara Favargiotti Università degli Studi di Trento - Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica
  • Adriano Dessì Università degli Studi di Cagliari - Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura
  • Marco Ferrari Università degli Studi di Trento - Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica
  • Roberto Sanna Università degli Studi di Cagliari - Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura

DOI:

https://doi.org/10.15168/xy.v9i15.3127

Parole chiave:

geo-grafie, nuove ecologie, trasformazioni

Abstract

Il contributo antropico in termini geologici è ormai una componente ampiamente riconosciuta nel dibattito corrente, ma spesso concepita esclusivamente in termini oppositivi, estranei o perturbanti rispetto a una presunta naturalità originaria dei contesti di riferimento, in particolar modo se parliamo di montagna. Attraverso il confronto tra due casi studio distinti per localizzazione e genesi (bellica/estrattiva) ma accomunati da dinamiche e processi evolutivi, ci interessa analizzare quelle situazioni territoriali in cui il contributo antropico partecipa all’invenzione di parti di montagna, di nuove geografie e geologie ibride. Sia nel caso delle fortificazioni abbandonate della Prima Guerra Mondiale in Trentino-Alto Adige, che dei paesaggi post-minerari della Sardegna sud-occidentale, la montagna è passata attraverso un processo di artificializzazione tanto ex ante quanto ex post. Questi organismi mutanti mettono in discussione l'idea di manufatto arrivando a presentare un catalogo di nuovi rilievi, oggetti geografici e volumi geologici sparsi tra le Prealpi e l’Iglesiente, la Vallarsa e il Sulcis, all’interno di una cornice di elementi naturali creati dall’uomo. Questi fossili contemporanei si presentano come apparizioni topografiche alla scala territoriale capaci di riconfigurare interi comparti geografici attraverso processi di addizione, sottrazione o accumulo, diventando così prodotti di nuove archeologie che si pongono a metà strada tra paesaggio e architettura. In una sorta di alchimia ciclopica capace di rimescolare caratteri e attributi, il cemento si fonde con il granito, gli scarti dell'attività estrattiva si trasformano in risorse e paesaggi emergenti, andando a comporre organismi minerali con caratteristiche proprie, schegge geologiche risultanti da processi distruttivi o, all’opposto, produttivo-costruttivi, permettendo di ripensare la nozione di montagna e di naturalità alla luce di una strategia possibile di co-evoluzione.

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Pubblicato

2025-04-04

Come citare

Favargiotti, S. ., Dessì, A., Ferrari, M., & Sanna, R. (2025). Montagne Cyborg. Metamorfosi post-belliche e post-minerarie nei luoghi di confine tra Trentino-Alto Adige e Sardegna. XY. Studi Sulla Rappresentazione dell’architettura E sull’uso dell’immagine Nella Scienza E nell’arte, 9(15), 90–105. https://doi.org/10.15168/xy.v9i15.3127