«Cosa resta del padre?». A margine della decisione della Corte costituzionale sulla revoca del consenso alla PMA da parte dell’ex partner
DOI:
https://doi.org/10.15168/2284-4503-2997Parole chiave:
Procreazione medicalmente assistita, consenso informato, libertà e responsabilità, paternità, diritti del natoAbstract
Con la sentenza n. 161/2023, la Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità dell’art. 6, comma 3, della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui non prevede la revocabilità del consenso prestato dall’uomo dopo la fecondazione dell’ovulo ma prima dell’impianto dell’embrione. Nonostante sia profondamente mutato il contesto normativo entro il quale attualmente si colloca la richiamata disposizione, il giudice delle leggi ha ritenuto che il bilanciamento degli interessi costituzionali ivi definito non sia irragionevole. Lo scritto ripercorre criticamente le argomentazioni a sostegno della decisione, riflettendo in particolare sulla paternità e sui possibili scivolamenti che potrebbero discendere da una lettura “emotiva” della sentenza.
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